
Ottimo a tratti, That Evening Sun lascia una sensazione di incompiutezza. Si ritrovano tanti luoghi e tante figure che il cinema americano ci ha insegnato ad amare: le case di legno col portico esterno nel silenzio e nella notte, il vecchio burbero che dal portico controlla il mondo, preferibilmente in compagnia di cane e fucile, la Lolita dalla pelle chiara che prende il sole, le incompatibilità generazionali, le guerre silenziose, la paura del passato e l'assurda speranza di poterlo migliorare. Conflitti.
Il regista e sceneggiatore Scott Teems lavora con queste icone e riesce quasi sempre a sfumarle, non esasperarle, concedere dell’ambiguità. Nella costruzione dell’incertezza, però, finisce spesso per accennare a dei tratti poi non approfonditi, lasciando dei personaggi incompleti a prendere con troppa facilità delle decisioni estreme. La bella fotografia ritaglia i volti e le case, ma il modo di raccontare rimane troppo distante per riuscire a valorizzare i momenti drammatici, o troppo poco distaccato per segnare una cifra stilistica convincente.
That Evening Sun, ad ogni modo, non riesce forse a mantenere quel che promette nella prima parte, ma rimane un buon film, un interessante ed elegante esordio nel lungometraggio.
(3,5/5)
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